
XY
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Un albero ghiacciato, di un rosso vivo, pulsante, intriso di sangue. Una strage indicibile si è consumata ai piedi di quell'albero: undici vite strappate da undici cause di morte diverse, avvenute contemporaneamente, in un lampo. I quarantadue abitanti di Borgo San Giuda, travolti dall'onda durto di quella scoperta, si ritrovano al centro dell'attenzione mediatica. Semplici testimoni del male, diventano i protagonisti dimenticati di questa storia, e tutti insieme scivolano nella follia.
Mète, il giovane protagonista degli Sfiorati, dopo ventanni è diventato don Ermete, e ora che custodisce il suo segreto sotto la tonaca non può abbandonare i suoi parrocchiani. Insieme a Giovanna Gassion, giovane psichiatra in fuga da un amore finito, cercherà in tutti i modi di mettere in salvo quel mondo di poche anime perse e mute, che sembrano lontanissime ma che in realtà siamo noi.
Pagina dopo pagina sembrerà di entrare in quelle case modeste dove germina la follia, di incrociare quegli sguardi disperati e soli, e infine di sentirsi lievi e salvi, una volta arresi davanti al mistero.
Sandro Veronesi, due volte vincitore del premio Strega, compone un romanzo che tiene col fiato sospeso, e illumina con la forza della scrittura, nella tradizione letteraria di Balzac e Dostoevskij, le ombre più nascoste dell'animo umano.
- Durata12 ore e 29 minuti
- Data di uscita su Audible4 gennaio 2022
- LinguaItaliano
- ASINB09NCB4QXH
- VersioneEdizione integrale
- Tipo di programmaAudiobook Audible

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Dettagli prodotto
Durata | 12 ore e 29 minuti |
---|---|
Autore | Sandro Veronesi |
Narratore | Alberto Lori |
Data di pubblicazione su Audible.it | 04 gennaio 2022 |
Editore | Audible Studios |
Tipo di programma | Audiobook Audible |
Versione | Edizione integrale |
Lingua | Italiano |
ASIN | B09NCB4QXH |
Accento narrazione | Standard Italian |
Posizione nella classifica Bestseller di Amazon | n. 63,340 in Narrativa letteraria |
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Recensito in Italia il 20 novembre 2020
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"L’assurdo e la scienza, la ragione e la follia, l’impossibile e l’evidente, il mistero e lo sputtanamento: elementi che litigano, senza mai annoiare, per quattrocento pagine, in una vetta (ingiustamente trascurata) della nostra narrativa.
Nel 2010, XY era un thriller metafisico sul male e, viste le emergenze dell’epoca, sulla morbosità della stampa. Sull’essere scoperti e invasi, e poi sulla voglia di dimenticare. Oggi, nel suo tempo giusto, si può serenamente dire che sia un romanzo con due piani lettura, entrambi carissimi al suo autore: quello allegorico, presente in ogni sua opera e su cui, forse per cinismo, o forse per una controindicazione della secolarizzazione, si finisce sempre per soprassedere (Caos calmo e Il colibrì sono campi minati di simbolismi sotterranei), e quello dell’elaborazione e della reazione: a un lutto, in genere, o alla scoperta di un segreto sorprendente.
Questa doppiezza dipende dal fatto che ci sono, in effetti, due Sandro Veronesi. Il primo, quello che ultimamente in molti chiamano “autore borghese” (boh), ha preso il figlio di Per dove parte questo treno allegro (1988) e ne ha seguito l’evoluzione in Pietro Paladini e in Marco Carrera, educandolo a digerire Gogol’ e a resistere alle sirene di Le memorie di un pazzo: il risultato finale, perfezionato dall’autore nel Colibrì, è un esemplare multitasking di uomo razionale che, facendo il finto tonto, si incontra con l’assurdo e grazie anche a quell’assurdo – a cui, beninteso, non c(r)ede – riesce a farla franca, a orientarsi per il mondo, a crescere ancora, a salvare se stesso e gli altri.
L’altro Veronesi, nel frattempo, ha allevato una creatura differente: non l’archetipo di un personaggio, ma di un’atmosfera. Si è abbandonato alla “schiumevolezza” degli Sfiorati (una specie di Sublime per indolenti, ineffabile concetto-chiave della sua opera seconda, del 1990), pervertendola ulteriormente, buttandoci dentro tutti i rami che il “Veronesi1” potava dalle tentazioni del suo pupillo, fino a farne la cifra di una carriera parallela. Poi ha permesso che i personaggi che abitavano questa seconda carriera, a differenza dei primi, credessero, ci cascassero, fossero deboli e un po’ reietti e indifferenti al sistema, quindi costretti a sperimentare quello che i fratelli maggiori avevano stoicamente rifiutato. Brucia Troia e XY costituiscono la summa di questo secondo filone: il dittico liberatorio di un autore che trattiene, da sempre, la quota magica, onirica e allegorica a fatica e a malincuore."

"L’assurdo e la scienza, la ragione e la follia, l’impossibile e l’evidente, il mistero e lo sputtanamento: elementi che litigano, senza mai annoiare, per quattrocento pagine, in una vetta (ingiustamente trascurata) della nostra narrativa.
Nel 2010, XY era un thriller metafisico sul male e, viste le emergenze dell’epoca, sulla morbosità della stampa. Sull’essere scoperti e invasi, e poi sulla voglia di dimenticare. Oggi, nel suo tempo giusto, si può serenamente dire che sia un romanzo con due piani lettura, entrambi carissimi al suo autore: quello allegorico, presente in ogni sua opera e su cui, forse per cinismo, o forse per una controindicazione della secolarizzazione, si finisce sempre per soprassedere (Caos calmo e Il colibrì sono campi minati di simbolismi sotterranei), e quello dell’elaborazione e della reazione: a un lutto, in genere, o alla scoperta di un segreto sorprendente.
Questa doppiezza dipende dal fatto che ci sono, in effetti, due Sandro Veronesi. Il primo, quello che ultimamente in molti chiamano “autore borghese” (boh), ha preso il figlio di Per dove parte questo treno allegro (1988) e ne ha seguito l’evoluzione in Pietro Paladini e in Marco Carrera, educandolo a digerire Gogol’ e a resistere alle sirene di Le memorie di un pazzo: il risultato finale, perfezionato dall’autore nel Colibrì, è un esemplare multitasking di uomo razionale che, facendo il finto tonto, si incontra con l’assurdo e grazie anche a quell’assurdo – a cui, beninteso, non c(r)ede – riesce a farla franca, a orientarsi per il mondo, a crescere ancora, a salvare se stesso e gli altri.
L’altro Veronesi, nel frattempo, ha allevato una creatura differente: non l’archetipo di un personaggio, ma di un’atmosfera. Si è abbandonato alla “schiumevolezza” degli Sfiorati (una specie di Sublime per indolenti, ineffabile concetto-chiave della sua opera seconda, del 1990), pervertendola ulteriormente, buttandoci dentro tutti i rami che il “Veronesi1” potava dalle tentazioni del suo pupillo, fino a farne la cifra di una carriera parallela. Poi ha permesso che i personaggi che abitavano questa seconda carriera, a differenza dei primi, credessero, ci cascassero, fossero deboli e un po’ reietti e indifferenti al sistema, quindi costretti a sperimentare quello che i fratelli maggiori avevano stoicamente rifiutato. Brucia Troia e XY costituiscono la summa di questo secondo filone: il dittico liberatorio di un autore che trattiene, da sempre, la quota magica, onirica e allegorica a fatica e a malincuore."

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