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Queste scarpe da running sono contrassegnate dal marchio BROOKS, che identifica un’azienda di Seattle, specializzata nella fabbricazione di scarpe e abbigliamento sportivo soprattutto per la corsa. Questa società, il cui quartier generale europeo è ad Amsterdam, è controllata da Berkshire Hathaway, una holding statunitense, tra le più più grandi mondo, i cui interessi commerciali spaziano ovunque (la lista dei settori in cui opera attraverso le sue sussidiarie è interminabile😲).
La Glycerin è uno dei modelli di punta della Brooks; ampiamente collaudato, fa parte della c.d. “alta gamma” della linea running di quest’azienda, che ha a catalogo anche scarpe meno costose di questa (il cui prezzo di listino è di 180 euro). Nata alla fine degli anni Novanta (il suo nome è ispirato all’omonimo brano del gruppo musicale inglese Bush), attualmente è giunta al suo ventesimo upgrade; soprattutto negli ultimi due lustri, ogni anno ne è stata presentata una nuova “edizione”, quasi sempre con modifiche sostanziali rispetto alla precedente. Viene venduta nella versione maschile🏃♂️ e femminile🏃 con differenze non solo di tipo estetico; inoltre, della Glycerin 20 esistono 3 differenti varainti. Al fianco di quella, per così dire, “ordinaria” troviamo: la Glycerin StealthFit 20, che si caratterizza per il particolare tipo di tomaia “a calzino” (per l’esattezza, in “Fit Knit”) con struttura senza cuciture e sistema di allacciatura esterno; la Glycerin GTS 20, che, contrariamente alle sue due sorelle, non è una scarpa “neutra”, bensì “stabile” (anche se qualche esperto dissente da questa catalogazione), in quanto dotata di un sistema di supporto adattivo anti-pronazione (è munita delle c.d. “GuideRails”).
2️⃣ UNA PRIMA OCCHIATA GENERALE.
Io ho acquistato la Glycerin 20 “tradizionale”, optando per la colorazione denominata “444 - Blue Depths/Palace Blue/Orange”, in quanto, tra le 13 disponibili in Europa (alcune sono delle serie limitate), è l’unica ad essere commercializzata anche con larghezza Wide (2E), ovvero con una pianta più larga di oltre un centimetro (se non erro, l’incremento dovrebbe essere di ½") rispetto a quella normale, la Medium (D).
Prendendo tra le mani le scarpe, che sono fabbricate in Vietnam, innanzitutto non si avverte quell’odore nauseabondo derivante dalla lavorazione delle materie polimeriche, che, di norma, connota, invece, i modelli economici. Una prima occhiata generale evidenzia sùbito l’apprezzabile ricercatezza di questo prodotto, caratterizzato da una peculiare gradevolezza estetica, che rappresenta il giusto compromesso tra sportività ed eleganza; una valida sinergia ascrivibile anche all’ottima combinazione di colori. Nel mio caso, abbiamo un vivido blu con finiture azzurre e arancio, che ne incrementano le possibilità di abbinamento cromatico e stilistico.
Un’osservazione più attenta rivela la lavorazione abbastanza accurata, testimoniata da una serie di dettagli, che, per ragioni di economia della presente trattazione, non possono analizzare compiutamente. Mi limito a sottolineare: il taglio preciso dei materiali, i cui bordi sono ben arrotondati e, nelle zone più soggette a consunzione, sono ricoperti con del “nastro” protettivo; l’accuratezza delle cuciture, che, tutte diritte e con i margini “puliti”, nei punti “nevralgici” sono opportunamente rinforzate; il corretto assemblaggio delle diverse componenti e, in particolare, l’esatto allineamento delle parti incollate, perfettamente aderenti l’una all’altra, senza residui di adesivo.
3️⃣ LA TOMAIA.
La parte superiore della scarpa risulta piuttosto articolata. La tomaia, realizzata in tessuto Air Mesh ingegnerizzato, a maglie strette, è morbida e traspirante, grazie anche alla fitta e ben distribuita traforatura che la caratterizza. Avendo una struttura consistente e un’elasticità controllata, offre una calzata sicura, garantendo una buona stabilità del piede, che non risulta pregiudizievole per il comfort. Il merito di tutto questo dev’essere ricondotto anche ai numerosi inserti in TPU, disseminati ovunque, i quali, realizzati con la tecnologia “3D Fit Print”, incrementano sensibilmente anche la resistenza alla consunzione. Il puntale, leggermente affusolato, anteriormente, nella parte centrale, è rivestito dalla gomma della suola con funzione di paracolpi. Lo spessore della tomaia cresce in maniera progressiva man mano che ci si sposta verso la parte posteriore della scarpa, la quale si distingue per una notevole imbottitura soprattutto nella zona della caviglia e in quella tallonare, la quale, tra l’altro, esternamente è ricoperta da una striscia di rinforzo in similpelle, che incrementa anche la funzione protettiva. Il contrafforte, piuttosto rigido, assolve ad un’efficace azione contenitiva del piede, rivelandosi, comunque, abbastanza confortevole, non solo per la sua valida ergonomia, ma anche per l’imbottitura interna poc’anzi richiamata; si comincia ad avvertire un po’ la sua presenza, solo quando quest’ultima inizia ad assottigliarsi e a perdere parte del suo potere ammortizzante (congiuntura che, per quel che mi riguarda, ha coinciso con la fine della vita tecnica delle altre componenti della calzatura, che è risultata sufficientemente lunga). Molto imbottita risulta anche la linguetta di protezione del collo del piede, la quale ha uno spessore di ben 7,8 mm e, differentemente dalle “edizioni” precedenti, ai lati non è fissata alla tomaia; tale peculiarità le conferisce una maggiore mobilità in tutte le direzioni, permettendo di infilare più agevolmente la scarpa e di ottimizzare il posizionamento della stessa linguetta, la quale, comunque, durante la corsa rimane ben ferma, anche per la presenza, a metà della sua altezza, in posizione centrale, di un passante attraversato dai lacci. A proposito di questi ultimi, va detto che sono piatti e difficilmente si attorcigliano o si sciolgono in modo accidentale, in quanto la loro superficie ruvida offre una valida aderenza. Attraversano 6 coppie di fori rettangolari, praticati nella tomaia, alle quali si aggiunge, nella zona superiore, quella supplementare, leggermente defilata, che i runner sovente utilizzano per effettuare la c.d allacciatura “a cappio”, che incrementa la fermezza della scarpa. Tutti i fori sono dotati di un occhiello in polimeri, che ne previene lo slabbramento e agevola lo scorrimento dei lacci. Va, inoltre, segnalata sia nella parte anteriore che posteriore della scarpa, tanto nell’esterno piede quanto nell’interno piede, la presenza di alcuni inserti riflettenti di colore grigio, i quali, dotati di una buona rifrangenza, oltre ad esaltare il look, sono estremamente utili quando si percorrono tratti scarsamente illuminati.
4️⃣ L’INTERSUOLA.
Sotto la tomaia, per l’intera lunghezza, troviamo un’intersuola caratterizzata dalla tecnologia “DNA LOFT v3”, che Brooks ha adottato recentemente, solo per pochi modelli premium (le prime scarpe ad utilizzare questo sistema sono state le Aurora-BL). Si tratta, in particolare, di uno strato di schiuma EVA, abbastanza alto ma dal peso veramente esiguo, che viene espanso mediante un’infusione di azoto. La sua presenza conferisce alla scarpa un ottimo, e piuttosto longevo, potere ammortizzante, che la rende confortevole, senza tuttavia appesantirla troppo e penalizzare in modo significativo la sua reattività (che certamente non è quella di una calzatura “minimalista”, “superleggera” o “intermedia”; ci troviamo, comunque, al cospetto di una “cushioning” o “ammortizzata” vera e propria, ossia quella che un tempo veniva chiamata una calzatura di categoria “A3”). Giova, tra l’altro, sottolineare che questo soddisfacente potere ammortizzante, che è strumentale a un’efficace azione protettiva, non si traduce in una morbidezza eccessiva; la scarpa, seppur sprovvista di un supporto per l’arco plantare (è pur sempre una “neutra”), offre una buona stabilità, che concorre ad incrementare il livello protettivo e ad elevarne la confortevolezza, alla quale contribuisce, d’altro canto, anche la soletta estraibile in morbida schiuma poliuretanica soffiata, spessa 5,5 mm. Quest’ultima, prodotta da Ortholite (azienda americana, che è leader nel settore dei c.d. “sottopiede”), è dotata di un’appagante ergonomia e di un ottimo potere ammortizzante; inoltre, il tessuto che la riveste superiormente garantisce una valida aderenza al calzino, che è sovrapponibile a quella assicurata dalla superficie interna della tomaia. Il piede, insomma, durante la corsa non si muove dentro la scarpa; merito anche dell’efficiente sistema di allacciatura, al quale abbiamo già fatto cenno in precedenza.
5️⃣ LA SUOLA.
La buona ammortizzazione che distingue queste Glycerin 20, rendendole, assieme al differenziale tacco-punta (il c.d. “drop” o “offset heel-toe”) di 10 mm, altamente protettive e confortevoli, dev’essere ricondotta anche alle pregevoli doti assorbenti della suola. Essa ha uno spessore di ben 3,5 mm (paragonabile, quindi, a quello di una scarpa da trail), che ne incrementa il potere ammortizzante, ma, allo stesso tempo, la rende lievemente rigida, senza, tuttavia, pregiudicare la fluidità e la facilità della transizione dal tallone alla punta (la c.d. “rullata”). La gomma di cui è costituita, oltre ad avere ottime doti di resistenza alla consunzione, vanta una buona aderenza, enfatizzata dal tipo di “scolpitura”, che concorre a renderla idonea anche alle superficî bagnate o, comunque, scivolose.
6️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI.
Le qualità tecniche che abbiamo sinora celebrato, per quel che ho potuto appurare, non subiscono variazioni significative per effetto della temperatura esterna. Esse donano a queste scarpe un’estrema versatilità, che le rende sostanzialmente adatte, oltre che alla camminata, a sedute di corsa con ritmo e lunghezza alquanto variegati, anche laddove l’atleta sia piuttosto robusto. Il loro àmbito d’elezione si colloca, però, nella corsa su strada a passo medio (diciamo tra i 5 e i 5,30 min/km) con lunghezze che arrivano fino alla mezza maratona.
La manifattura è piuttosto buona e trova il suo ideale completamento nell’apprezzabile qualità dei materiali impiegati. La calzatura al piede risulta comoda; non è estremamente leggera (il peso unitario, che è pressoché identico per i 2 esemplari, è di circa 356 g per la taglia “13” con larghezza “2E”), ma il suo peso è tra i più bassi della categoria “cushioning” (anche se non è il più basso in assoluto😉). La calzata (almeno nella variante “2E” da me scelta) è dappertutto medio-larga (tallone, mesopiede ed avampiede; le dita hanno spazio a sufficienza) e i tessuti che circondano il piede sono cedevoli “quanto basta”. In particolare, la tomaia è abbastanza flessibile; si adatta bene all’anatomia del piede, offrendogli, nel contempo, un valido supporto e un’apprezzabile stabilità, dovuti sia alla consistenza del tessuto che ai numerosi e ben distribuiti rinforzi che lo caratterizzano, i quali, come già detto, assolvono ad un ruolo, non solo contenitivo, ma anche protettivo. Al riguardo, posso dire che, durante quest’intenso periodo di utilizzo, ho appurato che la tomaia, a dispetto della sua grammatura non eccessiva, gode di una soddisfacente resistenza all’abrasione, alla lacerazione e allo strappo; una singolare refrattarietà al logorio, che è, senz’altro, prodromica di durevolezza, ma che non esaurisce la schiera delle sue qualità, tra le quali dev’essere, innanzitutto, evidenziata l’efficace traspirazione, che riduce sensibilmente, non solo la formazione di cattivi odori, ma anche i tempi di asciugatura, rivelandosi utile laddove le calzature si bagnino. Contribuisce alla comodità di queste scarpe l’accollatura non eccessiva, la quale consente la “giusta” libertà di movimento al piede, senza, però, minarne la stabilità.
Sulla scòrta delle considerazioni sin qui sviluppate ritengo che l’attuale prezzo di 108 euro, oltre ad essere equo, risulti alquanto competitivo, soprattutto se si tiene conto dell’affidabilità legata al brand di queste scarpe.