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2.296 valutazioni globali
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Pastorale americana

Pastorale americana

daPhilip Roth
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La recensione più positiva

Tutte recensioni positive›
Kate
5,0 su 5 stelleottimo romanzo
Recensito in Italia 🇮🇹 il 5 dicembre 2016
Il titolo fa riferimento al giorno del ringraziamento, unico momento in cui l'America si unisce in una voglia di far festa che include tutti, i nuovi e i vecchi arrivati, maggioranze e minoranze culturali e religiose, trasmettendo un'idea di unione e libertà che è solo una triste apparenza.
Roth parte da lì, dal sogno americano che permette a un giovane ebreo, nel periodo della seconda guerra mondiale, in cui in Europa gli ebrei sono perseguitati e uccisi, di farsi avanti, diventare un asso dello sport, bellissimo e osannato, un ragazzo destinato a impersonare quel sogno americano che sembra a portata di mano per chiunque abbia voglia di farcela.
Ma le intenzioni di Roth sono altre: prendere quel sogno americano, dargli un volto, due occhi azzurri e i capelli biondi di un ottimo ragazzo ebreo, meritevole ed educato, e smontarlo pezzo per pezzo. Cosa c'è di peggio che prendere un ragazzo, idealista e altruista, dargli tutto con facilità, convincerlo che l'amore per la patria e la famiglia siano le migliori armi di difesa con cui farsi strada, che la patria e la famiglia mai lo tradiranno, condurlo fino all'apice del successo e poi sottrargli ogni cosa, partendo proprio da quelle certezze che aveva considerato come premesse incrollabili nel suo percorso di crescita?
Il protagonista, che assiste alla scalata verso il successo del giovane ebreo soprannominato lo Svedese, è uno scrittore solitario e taciturno, che è cresciuto adorando e imitando quello che per lui era un idolo incontrastato, un uomo che pareva destinato a essere solo felice, a ottenere ogni cosa perché meritevole di averla. Quando le rispettive esistenze li separano e li portano per puro caso a incontrarsi sulla soglia della mezza età, lo Svedese sembra lo stesso meraviglioso ragazzo americano dei tempi del liceo, con tre splendidi figli, una moglie amorevole, un'attività di famiglia da portare avanti e niente altro da chiedere se non un piccolo favore a colui che ha fatto strada nel mondo della scrittura: aiutarlo a scrivere qualche pagina in ricordo di suo padre, recentemente deceduto.
Il protagonista accetta di collaborare e lo ascolta descrivere nel dettaglio una vita di successo, che sembra senza ombra e senza tracce di infelicità. Ma quando qualche anno dopo viene a conoscenza della morte dello Svedese e di quanto la sua vita sia invece stata duramente segnata da dolori inconsolabili, che l'uomo non aveva avuto la forza di confessargli, inizia un percorso di conoscenza che parte da quel ragazzo tanto adorato per arrivare a se stesso e all'intera umanità.
Decide quindi di scrivere la storia dello Svedese, così come la immagina sulla base dei pochi dettagli appresi da fonti esterne (un divorzio, una figlia con problemi di balbuzie, morta dopo aver fatto attivismo contro la guerra in Vietnam, una moglie che lo aveva tradito e pugnalato alle spalle, una patria che si è rivelata portatrice di valori bugiardi) e di far luce su quelle ombre che il vecchio amico, abituato a dare di se stesso un'immagine vincente, non aveva avuto la forza di tirare fuori.
L'apparenza, ci insegna Roth, è il muro più difficile da abbattere, soprattutto quando vi abbiamo costruito sopra un'intera esistenza, quando tutto ciò che la gente sa di noi e che noi sappiamo di lei, vi ha messo sopra solide basi che possiamo far crollare solo se siamo disposti a gettare la nostra maschera, strapparla via a chi ci sta davanti, saper guardare in faccia valori ipocriti rendendoci conto che sono solo comode menzogne, che puoi far di tutto per salvare te stesso e le persone che ami, ma che non ti sarà sufficiente aggrapparti a tradizione e un buon nome per riuscirci.
Concludo con uno dei passaggi più belli del libro, che si chiude con un punto interrogativo sia per quanto riguarda la storia che la morale. Roth ci dice che ogni cosa è sempre in sospeso, che da ogni evento possiamo trarre un insegnamento ma non sarà mai per tutti lo stesso e che il finale, spesso frutto del caso, fornirà sempre un'immagine distorta della realtà, condizionata da cosa ha avuto in sorte per noi il destino.
«Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza…; offri il tuo volto più bonario camminando in punta di piedi e l’affronti con larghezza di vedute da pari a pari e tuttavia non manchi mai di capirla male. La capisci male prima d’incontrarla, la capisci male mentre sei con lei; poi vai a casa, parli con qualcuno dell’incontro e scopri ancora una volta di avere travisato. Poiché la stessa cosa capita in genere anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è veramente una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Come dobbiamo regolarci con questa storia che assume ogni volta un significato grottesco? Devono tutti chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari che creano i loro personaggi e poi li fanno passare per persone vere? Capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati»
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La recensione più critica

Tutte recensioni critiche›
Tridello Cris
3,0 su 5 stelleSicuramente un capolavoro della narrativa moderna, ma ho fatto molta fatica a finirlo.
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 luglio 2017
Il libro parte con Nathan Zuckerman (alter ego di Roth e personaggio ricorrente della sua bibliografia) che partecipa al 45° ritrovo degli allievi di una scuola superiore: questa cornice viene usata per presentare il personaggio dello Svedese, l’idolo della scuola di quando Zukerman era allievo, prima attraverso chi lo Svedese l’aveva solo conosciuto poi passando ai familiari. Già dalla seconda parte, però, tale cornice viene abbandonata e Roth si tuffa nell’argomento principale: la vita e la rovina di Seymour Levov (questo il nome dello Svedese) da giovane promettente a ricco americano di successo che, nonostante una vita e una famiglia irreprensibile e che dovrebbe fungere da modello, non riesce a prevedere la rovina in cui la figlia farà precipitare tutta la famiglia.
Il racconto della vita di Seymour Levov e del caos inaspettato in cui questa precipita è un chiaro specchio della società americana e del cambiamento (in peggio) in cui è precipitata dopo e durante la guerra in Vietnam: una deriva che apparentemente non era annunciata e che, quindi, è risultata e risulta inspiegabile.
Questo è il primo libro di Roth che leggo e, sinceramente, pur riconoscendone l’indubbia qualità e importanza a livello letterario e storico, ho fatto un enorme fatica a finirlo soprattutto per la pesantezza (nel senso sia di importanza che di difficoltà di lettura) dell’argomento trattato e per la fluidità del racconto.
Non seguendo una trama vera e propria, Roth riempie le pagine con lunghi flussi di pensieri non solo del protagonista ma, man mano che le pagine scorrono, anche dei familiari più stretti. Tutti tranne la figlia Merry che rimarrà una figura misteriosa il cui operato non troverà mai una (chiara) spiegazione.
Quello che segue è una piccola anticipazione ho trovato molto interessante, pur nella sua pesantezza spiegata più su, il tema del terrorismo e dell’impatto sui familiari di chi l’attentato lo compie. La famiglia Levov (e, quindi, la società americana) esce distrutta dal gesto compiuto dalla figlia dello Svedese: un gesto che non sanno spiegarsi e che condannerà le loro vite per tutti gli anni a venire.

Indubbiamente un libro sull'amore e sull'odio per il modo di vivere Americano e sul “sogno” che questo comport(av)a e sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno (giusto per rubare le parole della quarta di copertina).
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Da Italia

Tridello Cris
3,0 su 5 stelle Sicuramente un capolavoro della narrativa moderna, ma ho fatto molta fatica a finirlo.
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 luglio 2017
Acquisto verificato
Il libro parte con Nathan Zuckerman (alter ego di Roth e personaggio ricorrente della sua bibliografia) che partecipa al 45° ritrovo degli allievi di una scuola superiore: questa cornice viene usata per presentare il personaggio dello Svedese, l’idolo della scuola di quando Zukerman era allievo, prima attraverso chi lo Svedese l’aveva solo conosciuto poi passando ai familiari. Già dalla seconda parte, però, tale cornice viene abbandonata e Roth si tuffa nell’argomento principale: la vita e la rovina di Seymour Levov (questo il nome dello Svedese) da giovane promettente a ricco americano di successo che, nonostante una vita e una famiglia irreprensibile e che dovrebbe fungere da modello, non riesce a prevedere la rovina in cui la figlia farà precipitare tutta la famiglia.
Il racconto della vita di Seymour Levov e del caos inaspettato in cui questa precipita è un chiaro specchio della società americana e del cambiamento (in peggio) in cui è precipitata dopo e durante la guerra in Vietnam: una deriva che apparentemente non era annunciata e che, quindi, è risultata e risulta inspiegabile.
Questo è il primo libro di Roth che leggo e, sinceramente, pur riconoscendone l’indubbia qualità e importanza a livello letterario e storico, ho fatto un enorme fatica a finirlo soprattutto per la pesantezza (nel senso sia di importanza che di difficoltà di lettura) dell’argomento trattato e per la fluidità del racconto.
Non seguendo una trama vera e propria, Roth riempie le pagine con lunghi flussi di pensieri non solo del protagonista ma, man mano che le pagine scorrono, anche dei familiari più stretti. Tutti tranne la figlia Merry che rimarrà una figura misteriosa il cui operato non troverà mai una (chiara) spiegazione.
Quello che segue è una piccola anticipazione ho trovato molto interessante, pur nella sua pesantezza spiegata più su, il tema del terrorismo e dell’impatto sui familiari di chi l’attentato lo compie. La famiglia Levov (e, quindi, la società americana) esce distrutta dal gesto compiuto dalla figlia dello Svedese: un gesto che non sanno spiegarsi e che condannerà le loro vite per tutti gli anni a venire.

Indubbiamente un libro sull'amore e sull'odio per il modo di vivere Americano e sul “sogno” che questo comport(av)a e sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno (giusto per rubare le parole della quarta di copertina).
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soter stratiotes
1,0 su 5 stelle Recensione parziale
Recensito in Italia 🇮🇹 il 6 gennaio 2019
Acquisto verificato
(1) Ho finora letto i primi due capitoli ed ho deciso di scrivere una recensione in due parti. Visti i premi ricevuti ed i giudizi degli altri lettori, la mia valutazione non può essere significativa, perché assegno solo una stella e sto trovando il libro noiosissimo. Evidentemente, lo ammetto, sono un incompetente e non un lettore abitudinario. La scrittura è forbita ma lenta, estremamente lenta, con incisi enormi e dall'importanza non immediatamente percepibile. Se non avessi letto la presentazione del libro, ancora non avrei capito di cosa stia parlando e cosa voglia esprimere. Si possono saltare decine di pagine senza probabilmente perdere nulla di veramente importante della trama.
(2) Ho finito di leggere il libro il 7 marzo 2019. Ho impiegato circa 9 mesi e sono riuscito a terminarlo, stremato e mentalmente esaurito, solo per la mia usuale caparbietà di volere a tutti i costi completare ciò che ho iniziato. Confermo il giudizio dato dopo la lettura dei primi due capitoli. Gli incisi, che l'autore apre in continuazione, ciascuno costituito da decine e decine di pagine, non sono funzionali al racconto; piuttosto è vero il contrario: è il racconto che fornisce il pretesto per dilungarsi negli incisi, vero obiettivo dell'autore. Essendo considerato il "libro più bello degli ultimi dieci anni della letteratura americana" (Alessandro Baricco), vincitore del Pulitzer e destinatario di numerosi altri riconoscimenti, non voglio insistere nella mia incompetente valutazione. Evidentemente gli umori di un anonimo paesotto degli USA (Newark, Old Rimrock) nel periodo della guerra nel Vietman non mi interessano. Dal punto di vista della trama (cioè del filo conduttore, che fornisce il pretesto per le elucubrazioni e che evidentemente non rappresenta l'obiettivo principale della narrazione), non si capisce come il protagonista apparente (lo scrittore Nathan Zeckerman) abbia potuto raccontare la storia dello "svedese" Seymour Levov (vero protagonista ed oramai defunto) e le sue più intime emozioni senza che costui gliele abbia mai raccontate. Neanche è chiara la conclusione della storia, "che finisce con un punto interrogativo. Questo è ciò che lo rende grande" secondo The New Yorker. Quindi, se avete voglia di leggere una storia di senso compiuto, lasciate perdere. E' solo un estenuante spaccato di una comunità rurale e forse anche poco rappresentativa, nel quale si spendono decine e decine di pagine per spiegare nel dettaglio come si fabbricavano i guanti e ci si abbandona (fortunatamente non frequentemente) alla gratuita scurrilità del linguaggio quando si affrontano temi sessuali (solo scopate e tradimenti, senza che traspaia un briciolo di amore).
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Michele Ciavarella
2,0 su 5 stelle Bello, purtroppo un po' datato
Recensito in Italia 🇮🇹 il 15 agosto 2018
Acquisto verificato
Forse è una questione generazionale, ma letto oggi il capolavoro di Roth appare un po' datato, sia nei temi che tratta sia nelle loro implicazioni culturali e sociali. Forse, la generazione di Roth dovrebbe interrogarsi di più sui propri errori che, indefinita, hanno prodotto quello che stiamo osservando ora. Il che non è una colpa: loro è vero cercavano di avvertirci di imparare dagli eventi e dalla storia, noi non l'abbiamo fatto, ma il grande punto interrogativo è: chi ha colpa del populismo al potere oggi in Usa come in Italia o delle conseguenza del populismo sulla Brexit, sulle politiche dell'ex Europa dell'Est oggi parte integrante dell'Unione Europea, del perché in Francia si è passata dell'immaginazione di Mitterand all'accontentarsi che all'Eliseo sieda un Macron e non una Le Pen. Non so se questo libro avrà la forza di farsi chiamare "un classico" dalle generazioni Millennials.
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Claudia Nicoletti
3,0 su 5 stelle Buono ma...
Recensito in Italia 🇮🇹 il 25 giugno 2018
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Di regola non guardo mai un film dopo aver letto il romanzo da cui è tratto.La trasposizione cinematografica del romanzo di Roth,così intenso e così straziante, sarebbe stato,per qualsiasi regista,una sfida ardua ed estremamente difficile!! Mac Gregor ci ha provato,ma ha ridotto le moltecipli tematiche del romanzo(tra l'altro molto complesso)in un film che ne racconta una piccola parte(quella che poteva catturare l'attenzione dello spettatore).
Se non avessi letto il romanzo forse l'avrei anche apprezzato!!! Comunque il film può andare: azzeccati gli scenari, bravi gli interpreti….ma....
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Isabella
3,0 su 5 stelle deludente
Recensito in Italia 🇮🇹 il 5 agosto 2017
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Peccato, tralasciando alcune pagine assolutamente inutili, la prima parte del libro se la cavava bene, ma della seconda è stato un problema arrivarne alla fine. Mi dispiace molto perché in alcuni tratti la sensazione che si ha leggendo è di grande capacità di dare rilievo ai più piccoli movimenti interiori dei protagonisti, ma in altri è quella di un brodo allungato dove l'autore non sa più bene neanche lui cosa avrebbe voluto dire. Mi aspettavo molto di più da uno scrittore così acclamato.
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simona d.
3,0 su 5 stelle Insomma
Recensito in Italia 🇮🇹 il 11 ottobre 2020
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Mi dispiace ammettere che l'ho trovato noioso. È scritto benissimo ma poteva avere la metà delle pagine. Comunque proverò a leggere altro dello stesso autore.
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E.L.
3,0 su 5 stelle FAMIGLIA & IDEOLOGIA
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 maggio 2023
Romanzo piuttosto nutrito, in cui le vicissitudini familiari si intrecciano ai fatti storici ed alle più svariate ideologie. Indubbiamente scritto bene, risulta tuttavia prolisso e, a tratti, difficoltoso da seguire, anche a causa delle frequenti divagazioni.
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Simona_M
3,0 su 5 stelle Lettura a tratti pesante
Recensito in Italia 🇮🇹 il 29 dicembre 2016
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Un inizio non eclatante,tant'è che pensavo di abbandonarlo; proseguendo migliora leggermente ma l'autore secondo me si dilunga troppo in ricordi irrilevanti, mentre avrebbe potuto dare maggior risalto alla quotidianità. Essendo il primo libro che leggo di Roth,non so se questo romanzo sia conforme al suo stile o meno. Resta comunque una buona lettura:l'introspezione psicologica del protagonista è assolutamente superba,e la trama alla fine ti cattura.
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Cliente Amazon
2,0 su 5 stelle Pesante e inconcludente
Recensito in Italia 🇮🇹 il 26 ottobre 2016
Acquisto verificato
Questo è il terzo libro che leggo di Philip Roth e, di sicuro, sarà anche l'ultimo.Secondo me l'idea di base non sarebbe neanche male, ma si dilunga in troppe digressioni noiosissime e inutili, mentre poi, in compenso, omette di farci capire chi sia un personaggio chiave della storia, tale Rita Cohen, il cui mistero rimane irrisolto. Sarò tradizionalista, ma a me è mancato un finale degno di questo nome. Se esistesse la formula "soddisfatti o rimborsati" anche per i libri - e se fosse possibile - vorrei riavere indietro, non tanto i soldi, ma il tempo che ho sprecato a leggerlo.
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Tina P.
3,0 su 5 stelle Noioso
Recensito in Italia 🇮🇹 il 20 giugno 2019
Acquisto verificato
Troppa roba!!! Troppo NOIOSO! Adoro Roth, ma non il Roth di questo libro. Pagine intere a descrivere situazioni e ricordi di ricordi DI RICORDI...
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