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Tristan e Doralice. Un amore ribelle Copertina flessibile – 1 ottobre 2015
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- Lunghezza stampa448 pagine
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione1 ottobre 2015
- Dimensioni14.81 x 2.84 x 20.6 cm
- ISBN-108865085924
- ISBN-13978-8865085929
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Dettagli prodotto
- Editore : Narrativa (1 ottobre 2015)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 448 pagine
- ISBN-10 : 8865085924
- ISBN-13 : 978-8865085929
- Dimensioni : 14.81 x 2.84 x 20.6 cm
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- n. 5,627 in Antologie (Libri)
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- Recensioni dei clienti:
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Un'autrice scoperta per caso Francesca Cani, in una di quelle giornate di super offerte Leggereditore e mi è andata di lusso. Di lusso perché è bravissima, sia per la descrizione delle ambientazioni e le atmosfere del periodo, sia per il ritmo mai noioso della trama.
"Tristan e Doralice" è un romanzo corposo e a volte mi capita, soprattutto per gli storici, che il ritmo diventi lento, ma in questo caso, non c'è stato mai un cedimento nella mia voglia di andare avanti. A questo aggiungete un periodo storico non convenzionale, siamo nel 1076, e una storia d'amore di quelle sofferte, di quelle dense di sacrifici e rinunce, ma dove l'altra persona rimane il punto fermo dei tuoi pensieri e avrete un romance storico di quelli da ricordare.
"Cuore diviso, straziato, cuore che avrebbe ripreso a battere se solo avesse potuto starle accanto. Doralice era vita, speranza, e lui aveva bisogno di credere, di amare. Aveva bisogno di lei, glielo diceva il proprio corpo, tanto attratto dalle sue forme da volerla accanto anche di notte, quando era divorato da quel vuoto impossibile da scacciare.
Lei sola aveva il potere di dissiparlo."
Inoltre questo grande amore nulla toglie allo svolgersi degli eventi storici e degli altri personaggi in gioco, ma si intreccia con essi in modo naturale. Molto bello.
Il più delle volte si tratta di un giovanotto ai confini dell'adolescenza, che per la prima volta si pone il problema di quale sia il suo posto del mondo; ma, fatto ancor più gravoso sul piano emotivo, si trova a dover capire chi sia al di là di “chi mi è stato insegnato ad essere”.
Un po' quello che è successo a tutti quando, seppur ancora sotto il tetto parentale, ci siamo trovati a provare a dipingere da soli la tela bianca che sentivamo di essere.
Adesso provate a immaginare questo: la tela è già stata dipinta, ma non da voi, ed è stata dipinta da così tanto tempo che non vi ricordate più nemmeno se prima era bianca come la neve, nera come il carbone o se c'è mai stato un altro quadro prima di quello che state guardando adesso.
Anzi, non vi ponete nemmeno il problema
Questo è quello che capita a Tristan.
Tristan viene allontanato dalla sua casa, dalla sua famiglia, da tutto ciò che gli è caro quando è ancora un ragazzino.
Viene cresciuto con una durezza spietata sotto la più cruda delle minacce: la sua totale, assoluta, incondizionata obbedienza in cambio della salvezza della sua famiglia.
Negli anni che dovrebbero formare il suo cuore e la sua mente, non conosce altro che violenza e crudeltà, ricatto e cattiveria. Tutto il sangue di cui è costretto a essere responsabile diventa ben presto una crosta nera che lo ricopre dalla testa ai piedi, che gli copre gli occhi e gli blocca il cuore, impedendogli di guardarsi dentro e di anche solo provare a credere che un altro modo è possibile.
Tutto quello che ha fatto è guerra e morte e dolore, tutto quello che sente di riuscire a fare è guerra e morte e dolore. Eppure non si accorge che, se inizia a capire che tutto quel nero che vede è un crudele costume che gli è stato imposto, è merito della scintilla di luce che Doralice riuscirà a ravvivare in lui.
In Doralice vede il “Suo Cuore”, per la prima volta sente l'impulso a un tipo d'amore diverso, ma qui cominciano le sue paure. Tristan ha ancora negli occhi i suoi genitori, per averlo visto in loro sa com'è l'Amore puro, com'è il calore di un focolare ma ha paura di non riuscire a mantenerlo, ha il terrore che i suoi traumi, le sue cicatrici e tutto il sangue che ha versato gli impediscano di raggiungerlo prima e di tenerselo poi.
Uomo freddo e calcolatore prima, grazie al piccolo puntino di calore generato dalla scintilla che Doralice accende lui comincia a interrogarsi su se stesso, a rendersi conto con un certo sgomento di essere forse capace di sentimenti, per quanto della loro natura non sia certo.
Doralice è una ragazza con un passato doloroso, rivissuta e rifiorita grazie alla benevolenza di Matilde di Canossa.
E' una ragazza intraprendente e piena di vita che si trova suo malgrado a dover sottostare a delle regole irrinunciabili per una donna dell'epoca: regole severe, a volte incomprensibili per un giovane cuore, ma apparentemente inderogabili.
In mezzo a tutti questi devi, in mezzo a tutti questi “non puoi”, in Doralice si fa strada un fragoroso“non voglio”, che tuona sempre più potente in lei, spingendola a prendere una decisione radicale, che potrebbe salvarle la vita o rovinarla per sempre, ma renderla comunque padrona e responsabile del suo futuro.
Doralice decide di seguire il suo istinto e di lottare per rimanere con Tristan perché sa che il suo futuro è con lui.
Tristan decide di seguire non sa bene quale forza lo spinga verso di lei perché, anche se non ne com'è possibile che stia capitando a lui, sente e vorrebbe che il suo futuro fosse con lei.
Doralice, la ragazza minuta che insegna a un guerriero spietato a essere forte.
Tristan, il guerriero spietato che, con delicatezza, insegna alla ragazza minuta come si fa a non avere più paura.
Tristan e Doralice, due persone piene di domande che cercano la risposta l'uno nell'altra.
Tristan e Doralice, che finiscono con l'amarsi come se si conoscessero da tutta la vita.
“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così.”
(Italo Calvino, “Il Barone Rampante”)