1️⃣ IL PACKAGING🎁 e L’ETICHETTATURA⚠ Quest’aceto di alcol è contraddistinto dal marchio “BRILLACETO”, di cui è titolare la società benefit Pospa, la quale fa parte del gruppo Ponti, che identifica una storica compagine aziendale novarese, che produce ed esporta in tutto il mondo, non solo aceto di ogni tipo, ma anche sottaceti, sottolî e condimenti per pasta e riso. Viene prodotto in 3 diverse varianti; oltre alla versione tradizionale, abbiamo, infatti, quella “bio”, in cui le materie prime da cui è estratto l’alcol (vedi infra) provengono da agricoltura biologica, e quella arricchita con profumo di agrumi. Io ho acquistato le prime che, sotto l’aspetto pratico ed estetico, sono integralmente sovrapponibili. Giova, innanzitutto, sottolineare che l’articolo in parola si fregia dell’etichetta “Climate Pledge Friendly”, rappresentata da una clessidra alata di colore verde, la quale permette di individuare rapidamente i prodotti titolari di almeno una delle 43 certificazioni di sostenibilità ambientale, attualmente riconosciute da Amazon. In particolare, la bottiglia di aceto in commento gode della validazione “Compact by Design”, creata da Amazon stesso, la quale identifica quegli articoli con un design più efficiente, ottenuto tramite la rimozione dell’aria e dell’acqua in eccesso; tale operazione, implicando una contrazione delle dimensioni e del peso, comporta un minor impiego di imballaggio e rende più agevole la spedizione; applicata su larga scala, si traduce in una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Nello specifico, l’imballaggio è rappresentato da una bottiglia di polietilene trasparente da 1 l, sul cui fondo c’è il simbolo “bicchiere e forchetta”, che assevera, appunto, il rispetto del Regolamento (CE) n. 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. Il recipiente è munito di tappo a vite in polietilene ad alta densità, il quale è piuttosto facile da aprire e da richiudere per effetto della sua ergonomica conformazione e della pronunciata zigrinatura verticale che lo caratterizza. Questo tipo di packaging brilla per efficienza, perché assicura una chiusura ermetica, che permane anche dopo l’apertura iniziale. Scherma, infatti, validamente ossigeno, gas, luce, umidità e altri agenti esterni potenzialmente contaminanti, garantendo una deperibilità prossima allo zero, la quale è strumentale ad un’ottima e lunga conservazione delle caratteristiche nutritive e organolettiche dei vari ingredienti. Ha il pregio, inoltre, di essere stato prodotto in parte con plastica riciclata (il 30% di quella usata per la fabbricazione della bottiglia) e di essere, a sua volta, facilmente riciclabile, in quanto le sue componenti finiscono nei bidoni della raccolta differenziata della plastica, seguendo la relativa filiera di recupero. L’etichettatura, in lingua italiana, risulta chiara ed esauriente. Il consumatore trova la gran parte delle notizie strumentali ad un acquisto oculato; sulla versione biologica, ad esempio, è presente la c.d. “Eurofoglia”, ossia il “logo di produzione biologica dell’Unione Europea”, rappresentato da una foglia stilizzata, disegnata con le dodici stelle bianche su sfondo verde brillante con al centro una cometa. Questo simbolo certifica che almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola sono stati prodotti con metodo biologico. Nel caso specifico la validazione è stata rilasciata da “ICEA” (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), che è un rinomato organismo italiano che si occupa, appunto, del controllo e della certificazione delle produzioni biologiche. Le poche informazioni che mancano nell’etichetta sono reperibili sul sito web del fabbricante. Qui, ad esempio, apprendiamo che la catena di fornitura di cui si serve il fabbricante rispetta i principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Le stesse pagine digitali ci rivelano, inoltre, che l’opificio in cui quest’aceto vede luce, ossia, quello proprietario di Ghemme (NO), così come il relativo ciclo produttivo, sono validati da specifiche certificazioni, rilasciate dalla Société Générale de Surveillance (SGS), istituto elvetico, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica, analisi e, appunto, certificazione. Tra queste asseverazioni, vale la pena di ricordare: la “FSSC 22000”; le “ISO 22000” e “ISO 22005”. L’economia della presente trattazione m’impedisce di soffermarmi su tali validazioni; rimarco solamente che esse, presupponendo una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura, al fine anche di assodare il rispetto dei principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Scandagliando la lista degli ingredienti si evince la presenza di metabisolfito di potassio (contraddistinto dalla sigla “E224”), che appartiene alla categoria dei solfiti, la cui potenziale nocività è oggetto di ampia discussione tra gli studiosi. Dalla tabella nutrizionale emerge, invece, che l’apporto calorico per 100 ml di prodotto è di appena 20 kcal; a tal proposito, giova, infatti, precisare che l’aceto di alcol (conosciuto, per il suo colore, anche come aceto “bianco” o “di cristallo”) è adatto anche all’uso alimentare; si può usare, infatti, non tanto per condire, ma, ad esempio, per preparare, in modo sicuro, conserve di verdura fatte in casa. Questo perché la sua origine non è di natura chimica; si ottiene, in effetti, dalla fermentazione acetica di un distillato alcolico vegetale; in genere, diversamente dagli altri aceti, la materia prima utilizzata, non è unica; spesso, come in questo caso, si tratta di ortaggi contenenti zucchero, quali la barbabietola e le patate. Sulla bottiglia compare l’indicazione del quantitativo contenuto (1 l), che è affiancata dalla “℮” rappresentativa del c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. È, inoltre, impresso in modo ben visibile il lotto di produzione, ma non il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”) preceduto dalla formula “da consumarsi preferibilmente entro”. Questo perché la fermentazione, tramite la quale l’aceto è ottenuto, lo rende insensibile al passare del tempo; non a caso viene esso stesso utilizzato come conservante (si pensi ai sottaceti). Analogamente non viene indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia un torno di tempo entro il quale consumare il liquido, una volta che è stata aperta la bottiglia. Il produttore raccomanda solamente di richiuderla e conservarla al riparo da luce e calore. Per quel che riguarda la compatibilità con i vari regimi alimentari, dal sito web apprendiamo che il prodotto in parola si fregia della certificazione “Halal”.
2️⃣ L’UTILIZZO🥗🧽🧺 Non ho il bagaglio conoscitivo e l’addestramento sensoriale necessari per tracciare un profilo organolettico del prodotto. Mi limito, pertanto, a descrivere sommariamente ciò che i miei sensi hanno percepito. Alla vista l’aceto, che è estremamente chiaro e alquanto liquido, risulta ben filtrato; si presenta, infatti, abbastanza limpido e senza particelle in sospensione; sembra acqua💎💧. È incolore e privo di quelle tonalità tendenti all’arancio o al rame, che sono foriere di ossidazione. Appena si rimuove il tappo della bottiglia, si sprigiona immediatamente un intenso ed inebriante aroma, che rapidamente conquista l’ambiente circostante, per cui non c’è bisogno di avvicinare il naso all’imboccatura per percepirlo. Con la sua concentrazione del 6% di acido acetico, ha un profumo piuttosto fresco, che gli dona una versatilità incredibile. Sfruttandone integralmente l’azione detergente e deodorante (il profumo è meno intenso e persistente di quello dell’aceto di vino) e, soprattutto, le apodittiche proprietà antibatteriche, antifungine e antiossidanti, lo impiego per l’igiene profonda di tutta la casa; in particolare, anche per la sua economicità e innocuità, me ne servo per: ― disinfettare frutta e verdura; ― igienizzare tutte le superficî domestiche (ad esempio, i pavimenti, i balconi, i sanitari, i tappeti, ecc.); ― eliminare i cattivi odori dagli ambienti, dal frigorifero e anche dalle mani; ― corroborare in maniera ecologica l’azione sia del detersivo per il bucato (è anche un ottimo ammorbidente😉) che di quello per i piatti; ― rimuovere il calcare e, più in generale, le incrostazioni dagli elettrodomestici (forno, microonde, lavatrice, lavastoviglie, ferro da stiro, bollitore elettrico, ecc.), dal pentolame (caffettiera compresa), dalle stoviglie, dal lavello, dai sanitari, dalla rubinetteria, dal box doccia, ecc.; ― pulire i mobili in legno non verniciati, il rame, l’ottone, il vetro, ecc.; ― eliminare, senza il ricorso a preparati chimici, ospiti non graditi (come le formiche, i moscerini della frutta, ecc.) e le erbacce dal giardino.
3️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻 Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto, da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 1,45 euro per la versione classica e di 0,89 euro per quella “bio”. Un importo che, sulla scòrta di un’analisi comparativa piuttosto accurata, reputo anche alquanto competitivo.
5,0 su 5 stelle
👍Detergente naturale, innocuo, dalla versatilità incredibile😉
Recensito in Italia 🇮🇹 il 5 dicembre 2022
1️⃣ IL PACKAGING🎁 e L’ETICHETTATURA⚠ Quest’aceto di alcol è contraddistinto dal marchio “BRILLACETO”, di cui è titolare la società benefit Pospa, la quale fa parte del gruppo Ponti, che identifica una storica compagine aziendale novarese, che produce ed esporta in tutto il mondo, non solo aceto di ogni tipo, ma anche sottaceti, sottolî e condimenti per pasta e riso. Viene prodotto in 3 diverse varianti; oltre alla versione tradizionale, abbiamo, infatti, quella “bio”, in cui le materie prime da cui è estratto l’alcol (vedi infra) provengono da agricoltura biologica, e quella arricchita con profumo di agrumi. Io ho acquistato le prime che, sotto l’aspetto pratico ed estetico, sono integralmente sovrapponibili. Giova, innanzitutto, sottolineare che l’articolo in parola si fregia dell’etichetta “Climate Pledge Friendly”, rappresentata da una clessidra alata di colore verde, la quale permette di individuare rapidamente i prodotti titolari di almeno una delle 43 certificazioni di sostenibilità ambientale, attualmente riconosciute da Amazon. In particolare, la bottiglia di aceto in commento gode della validazione “Compact by Design”, creata da Amazon stesso, la quale identifica quegli articoli con un design più efficiente, ottenuto tramite la rimozione dell’aria e dell’acqua in eccesso; tale operazione, implicando una contrazione delle dimensioni e del peso, comporta un minor impiego di imballaggio e rende più agevole la spedizione; applicata su larga scala, si traduce in una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Nello specifico, l’imballaggio è rappresentato da una bottiglia di polietilene trasparente da 1 l, sul cui fondo c’è il simbolo “bicchiere e forchetta”, che assevera, appunto, il rispetto del Regolamento (CE) n. 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. Il recipiente è munito di tappo a vite in polietilene ad alta densità, il quale è piuttosto facile da aprire e da richiudere per effetto della sua ergonomica conformazione e della pronunciata zigrinatura verticale che lo caratterizza. Questo tipo di packaging brilla per efficienza, perché assicura una chiusura ermetica, che permane anche dopo l’apertura iniziale. Scherma, infatti, validamente ossigeno, gas, luce, umidità e altri agenti esterni potenzialmente contaminanti, garantendo una deperibilità prossima allo zero, la quale è strumentale ad un’ottima e lunga conservazione delle caratteristiche nutritive e organolettiche dei vari ingredienti. Ha il pregio, inoltre, di essere stato prodotto in parte con plastica riciclata (il 30% di quella usata per la fabbricazione della bottiglia) e di essere, a sua volta, facilmente riciclabile, in quanto le sue componenti finiscono nei bidoni della raccolta differenziata della plastica, seguendo la relativa filiera di recupero. L’etichettatura, in lingua italiana, risulta chiara ed esauriente. Il consumatore trova la gran parte delle notizie strumentali ad un acquisto oculato; sulla versione biologica, ad esempio, è presente la c.d. “Eurofoglia”, ossia il “logo di produzione biologica dell’Unione Europea”, rappresentato da una foglia stilizzata, disegnata con le dodici stelle bianche su sfondo verde brillante con al centro una cometa. Questo simbolo certifica che almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola sono stati prodotti con metodo biologico. Nel caso specifico la validazione è stata rilasciata da “ICEA” (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), che è un rinomato organismo italiano che si occupa, appunto, del controllo e della certificazione delle produzioni biologiche. Le poche informazioni che mancano nell’etichetta sono reperibili sul sito web del fabbricante. Qui, ad esempio, apprendiamo che la catena di fornitura di cui si serve il fabbricante rispetta i principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Le stesse pagine digitali ci rivelano, inoltre, che l’opificio in cui quest’aceto vede luce, ossia, quello proprietario di Ghemme (NO), così come il relativo ciclo produttivo, sono validati da specifiche certificazioni, rilasciate dalla Société Générale de Surveillance (SGS), istituto elvetico, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica, analisi e, appunto, certificazione. Tra queste asseverazioni, vale la pena di ricordare: la “FSSC 22000”; le “ISO 22000” e “ISO 22005”. L’economia della presente trattazione m’impedisce di soffermarmi su tali validazioni; rimarco solamente che esse, presupponendo una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura, al fine anche di assodare il rispetto dei principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Scandagliando la lista degli ingredienti si evince la presenza di metabisolfito di potassio (contraddistinto dalla sigla “E224”), che appartiene alla categoria dei solfiti, la cui potenziale nocività è oggetto di ampia discussione tra gli studiosi. Dalla tabella nutrizionale emerge, invece, che l’apporto calorico per 100 ml di prodotto è di appena 20 kcal; a tal proposito, giova, infatti, precisare che l’aceto di alcol (conosciuto, per il suo colore, anche come aceto “bianco” o “di cristallo”) è adatto anche all’uso alimentare; si può usare, infatti, non tanto per condire, ma, ad esempio, per preparare, in modo sicuro, conserve di verdura fatte in casa. Questo perché la sua origine non è di natura chimica; si ottiene, in effetti, dalla fermentazione acetica di un distillato alcolico vegetale; in genere, diversamente dagli altri aceti, la materia prima utilizzata, non è unica; spesso, come in questo caso, si tratta di ortaggi contenenti zucchero, quali la barbabietola e le patate. Sulla bottiglia compare l’indicazione del quantitativo contenuto (1 l), che è affiancata dalla “℮” rappresentativa del c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. È, inoltre, impresso in modo ben visibile il lotto di produzione, ma non il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”) preceduto dalla formula “da consumarsi preferibilmente entro”. Questo perché la fermentazione, tramite la quale l’aceto è ottenuto, lo rende insensibile al passare del tempo; non a caso viene esso stesso utilizzato come conservante (si pensi ai sottaceti). Analogamente non viene indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia un torno di tempo entro il quale consumare il liquido, una volta che è stata aperta la bottiglia. Il produttore raccomanda solamente di richiuderla e conservarla al riparo da luce e calore. Per quel che riguarda la compatibilità con i vari regimi alimentari, dal sito web apprendiamo che il prodotto in parola si fregia della certificazione “Halal”.
2️⃣ L’UTILIZZO🥗🧽🧺 Non ho il bagaglio conoscitivo e l’addestramento sensoriale necessari per tracciare un profilo organolettico del prodotto. Mi limito, pertanto, a descrivere sommariamente ciò che i miei sensi hanno percepito. Alla vista l’aceto, che è estremamente chiaro e alquanto liquido, risulta ben filtrato; si presenta, infatti, abbastanza limpido e senza particelle in sospensione; sembra acqua💎💧. È incolore e privo di quelle tonalità tendenti all’arancio o al rame, che sono foriere di ossidazione. Appena si rimuove il tappo della bottiglia, si sprigiona immediatamente un intenso ed inebriante aroma, che rapidamente conquista l’ambiente circostante, per cui non c’è bisogno di avvicinare il naso all’imboccatura per percepirlo. Con la sua concentrazione del 6% di acido acetico, ha un profumo piuttosto fresco, che gli dona una versatilità incredibile. Sfruttandone integralmente l’azione detergente e deodorante (il profumo è meno intenso e persistente di quello dell’aceto di vino) e, soprattutto, le apodittiche proprietà antibatteriche, antifungine e antiossidanti, lo impiego per l’igiene profonda di tutta la casa; in particolare, anche per la sua economicità e innocuità, me ne servo per: ― disinfettare frutta e verdura; ― igienizzare tutte le superficî domestiche (ad esempio, i pavimenti, i balconi, i sanitari, i tappeti, ecc.); ― eliminare i cattivi odori dagli ambienti, dal frigorifero e anche dalle mani; ― corroborare in maniera ecologica l’azione sia del detersivo per il bucato (è anche un ottimo ammorbidente😉) che di quello per i piatti; ― rimuovere il calcare e, più in generale, le incrostazioni dagli elettrodomestici (forno, microonde, lavatrice, lavastoviglie, ferro da stiro, bollitore elettrico, ecc.), dal pentolame (caffettiera compresa), dalle stoviglie, dal lavello, dai sanitari, dalla rubinetteria, dal box doccia, ecc.; ― pulire i mobili in legno non verniciati, il rame, l’ottone, il vetro, ecc.; ― eliminare, senza il ricorso a preparati chimici, ospiti non graditi (come le formiche, i moscerini della frutta, ecc.) e le erbacce dal giardino.
3️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻 Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto, da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 1,45 euro per la versione classica e di 0,89 euro per quella “bio”. Un importo che, sulla scòrta di un’analisi comparativa piuttosto accurata, reputo anche alquanto competitivo.