La recensione più positiva
5,0 su 5 stelleLa dimensione del Tempo
Recensito in Italia 🇮🇹 il 15 febbraio 2019
Nella giostra dei Personaggi di questo bellissimo romanzo di Maria Teresa Steri, entrano in gioco, a mio parere, due secoli tra loro contrapposti: l’Ottocento, con il suo carico di irrazionalismo, di amore per le situazioni torbide e misteriose, di ricerca continua dell’Ignoto, e il Novecento più legato alla ricerca scientifica, alla nascita di nuove frontiere della conoscenza come la psicoanalisi, ai tentativi spesso frustrati di spiegare anche l’inspiegabile. I due secoli, che hanno lo status di veri e propri attori nell’economia della narrazione, l’uno descritto realisticamente, l’altro rievocato in forma onirica, trovano il loro corrispettivo geografico in due città: Verona e Roma. Sulle loro strade cammina a fatica la protagonista, Alessandra, sempre più afflitta da una agorafobia che suo marito Simone e il dottor Colaruotolo tentano di guarire da due anni. Invano. Come si può lottare contro le presenze inquietanti che non hanno nome, non hanno un’entità corporea, ma sono più invasive e “reali” di chiunque altro? Alessandra è perseguitata da un “Visitatore” che le funesta le notti facendola precipitare in un gorgo senza fine fatto di terrore e di strane estasi. Eccolo dunque l’Ottocento, con il suo carico di “Sublime”, una dimensione in cui la Bellezza non può essere disgiunta dallo spavento. Questa è la situazione iniziale: a muoverla verso sempre nuovi sorprendenti percorsi è la corrispondenza che Alessandra inizia con Alba, una donna enigmatica che sembra possedere le chiavi del mistero e che riesce a convincerla a raggiungerla a Roma. Nel panorama urbano della Capitale, nei suoi vicoli meno frequentati, nelle sue periferie più sinistre, Alessandra, ormai convinta che solo la reincarnazione sia la possibile risposta ai suoi dilemmi, viene a contatto con figure decisamente “contemporanee” e reali più che mai, come la figlia adottiva di Alba, Nicoletta detta Melodia, o come Ramses, lettore di tarocchi, entrambi odorosi di marijuana, e con il notaio Marcello Quinti. Ma a rendere il suo soggiorno a Roma ambiguo e angosciante sono figure inquietanti come la Contessa a capo di una strana associazione chiamata Komol. E qui, Maria Teresa Steri compie un prodigio che non a tutti gli scrittori riesce appieno: rende continua la sospensione dell’incredulità, quella condizione felice che predispone il Lettore a credere veritiere anche le situazioni più improbabili; lo fa giocando su due piani, la realtà e l’apparenza, il passato e il presente, la modernità tecnologica e informatica e l’atmosfera cupa di un passato romantico che l’Autrice ci dipinge con una sapienza rara. Il “Visitatore” esiste e fa irruzione nella vita di Alessandra e non più soltanto nella sua mente; l’Associazione Komol è l’abile trovata fraudolenta di un gruppo di profittatori dell’ingenuità altrui, ma, al contempo, è la materializzazione di tutti i peggiori incubi. A sostenere un intreccio in perfetto equilibrio tra colpi di scena e suspense, c’è una attentissima analisi degli stati d’animo della protagonista, descritti minuziosamente e tradotti con efficacia in “quadri esterni” di grande suggestione; la descrizione, anzi le descrizioni, si alternano al dinamismo dei personaggi, al loro “esserci” e al loro “scomparire”, alla prigionia dell’immobilità in cui a volte cadono e al vagabondare inconsapevole. Romanzo veramente maturo, in grado di ammaliare sia i cultori del paranormale sia gli scettici meno dotati di fantasia. E a conquistare tutti, il percorso di formazione di Alessandra, fragile e determinata allo stesso tempo nella ricerca di sé stessa, abile indagatrice nel mistero più grande: la dimensione del Tempo.