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Pastorale americana

Pastorale americana

daPhilip Roth
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La recensione più positiva

Tutte recensioni positive›
dlc
5,0 su 5 stelleOttimo libro per comprendere la cultura americana dei figli degli immigrati del novecento
Recensito in Italia 🇮🇹 il 27 gennaio 2023
Racconto piuttosto lungo, che unisce le narrazioni di tre generazioni americane tipo, basate su vecchi immigrati, ebrei in particolare, e irlandesi. La generazione più vecchia è quella basata sull’imprenditore che crea una azienda, laborioso, onesto, dedito al lavoro e agli insegnamenti morali. Primo novecento. La seconda che segue le orme del padre e fa crescere l’azienda, ma che è costretto a rincorrere l’adattamento a un mondo che cambia ed evolve velocemente, non solo nella produzione e nella geo locazione produttiva, ma anche socialmente, nei costumi morali, nelle tradizioni e nelle idee. La terza che distrugge tutto quello che è stato creato con diligenza, duro lavoro, passione e sacrificio, dalle generazioni precedenti. Storie che epurate dalle sue peculiarità di luogo (USA, New Jersey, Newark) e tempo (novecento), parlano dei tipici temi: contrasto/amore tra padri e figli, progresso vs tradizione, difficoltà a capire ed accettare il cambiamento, la vecchiaia, sacrificio e abnegazione vs ideali utopici distruttivi. I temi generali che racconta, unito a una descrizione precisa e veritiera della società americana bianca (WASP+ebrei e irlandesi) di metà novecento, incentrata su New Jersey, permette al lettore di cogliere in un libro solo, alcuni grandi temi della vita legati ad alcuni personaggi incastrati realisticamente nella storia americana. Una buona lettura, che aiuta a capire queste generazioni americane i loro sentimenti e un’altra occasione per leggere di questi temi sempre-eterni. 2 in 1.
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La recensione più critica

Tutte recensioni critiche›
Tridello Cris
3,0 su 5 stelleSicuramente un capolavoro della narrativa moderna, ma ho fatto molta fatica a finirlo.
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 luglio 2017
Il libro parte con Nathan Zuckerman (alter ego di Roth e personaggio ricorrente della sua bibliografia) che partecipa al 45° ritrovo degli allievi di una scuola superiore: questa cornice viene usata per presentare il personaggio dello Svedese, l’idolo della scuola di quando Zukerman era allievo, prima attraverso chi lo Svedese l’aveva solo conosciuto poi passando ai familiari. Già dalla seconda parte, però, tale cornice viene abbandonata e Roth si tuffa nell’argomento principale: la vita e la rovina di Seymour Levov (questo il nome dello Svedese) da giovane promettente a ricco americano di successo che, nonostante una vita e una famiglia irreprensibile e che dovrebbe fungere da modello, non riesce a prevedere la rovina in cui la figlia farà precipitare tutta la famiglia.
Il racconto della vita di Seymour Levov e del caos inaspettato in cui questa precipita è un chiaro specchio della società americana e del cambiamento (in peggio) in cui è precipitata dopo e durante la guerra in Vietnam: una deriva che apparentemente non era annunciata e che, quindi, è risultata e risulta inspiegabile.
Questo è il primo libro di Roth che leggo e, sinceramente, pur riconoscendone l’indubbia qualità e importanza a livello letterario e storico, ho fatto un enorme fatica a finirlo soprattutto per la pesantezza (nel senso sia di importanza che di difficoltà di lettura) dell’argomento trattato e per la fluidità del racconto.
Non seguendo una trama vera e propria, Roth riempie le pagine con lunghi flussi di pensieri non solo del protagonista ma, man mano che le pagine scorrono, anche dei familiari più stretti. Tutti tranne la figlia Merry che rimarrà una figura misteriosa il cui operato non troverà mai una (chiara) spiegazione.
Quello che segue è una piccola anticipazione ho trovato molto interessante, pur nella sua pesantezza spiegata più su, il tema del terrorismo e dell’impatto sui familiari di chi l’attentato lo compie. La famiglia Levov (e, quindi, la società americana) esce distrutta dal gesto compiuto dalla figlia dello Svedese: un gesto che non sanno spiegarsi e che condannerà le loro vite per tutti gli anni a venire.

Indubbiamente un libro sull'amore e sull'odio per il modo di vivere Americano e sul “sogno” che questo comport(av)a e sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno (giusto per rubare le parole della quarta di copertina).
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Da Italia

dlc
5,0 su 5 stelle Ottimo libro per comprendere la cultura americana dei figli degli immigrati del novecento
Recensito in Italia 🇮🇹 il 27 gennaio 2023
Acquisto verificato
Racconto piuttosto lungo, che unisce le narrazioni di tre generazioni americane tipo, basate su vecchi immigrati, ebrei in particolare, e irlandesi. La generazione più vecchia è quella basata sull’imprenditore che crea una azienda, laborioso, onesto, dedito al lavoro e agli insegnamenti morali. Primo novecento. La seconda che segue le orme del padre e fa crescere l’azienda, ma che è costretto a rincorrere l’adattamento a un mondo che cambia ed evolve velocemente, non solo nella produzione e nella geo locazione produttiva, ma anche socialmente, nei costumi morali, nelle tradizioni e nelle idee. La terza che distrugge tutto quello che è stato creato con diligenza, duro lavoro, passione e sacrificio, dalle generazioni precedenti. Storie che epurate dalle sue peculiarità di luogo (USA, New Jersey, Newark) e tempo (novecento), parlano dei tipici temi: contrasto/amore tra padri e figli, progresso vs tradizione, difficoltà a capire ed accettare il cambiamento, la vecchiaia, sacrificio e abnegazione vs ideali utopici distruttivi. I temi generali che racconta, unito a una descrizione precisa e veritiera della società americana bianca (WASP+ebrei e irlandesi) di metà novecento, incentrata su New Jersey, permette al lettore di cogliere in un libro solo, alcuni grandi temi della vita legati ad alcuni personaggi incastrati realisticamente nella storia americana. Una buona lettura, che aiuta a capire queste generazioni americane i loro sentimenti e un’altra occasione per leggere di questi temi sempre-eterni. 2 in 1.
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Kate
5,0 su 5 stelle ottimo romanzo
Recensito in Italia 🇮🇹 il 5 dicembre 2016
Acquisto verificato
Il titolo fa riferimento al giorno del ringraziamento, unico momento in cui l'America si unisce in una voglia di far festa che include tutti, i nuovi e i vecchi arrivati, maggioranze e minoranze culturali e religiose, trasmettendo un'idea di unione e libertà che è solo una triste apparenza.
Roth parte da lì, dal sogno americano che permette a un giovane ebreo, nel periodo della seconda guerra mondiale, in cui in Europa gli ebrei sono perseguitati e uccisi, di farsi avanti, diventare un asso dello sport, bellissimo e osannato, un ragazzo destinato a impersonare quel sogno americano che sembra a portata di mano per chiunque abbia voglia di farcela.
Ma le intenzioni di Roth sono altre: prendere quel sogno americano, dargli un volto, due occhi azzurri e i capelli biondi di un ottimo ragazzo ebreo, meritevole ed educato, e smontarlo pezzo per pezzo. Cosa c'è di peggio che prendere un ragazzo, idealista e altruista, dargli tutto con facilità, convincerlo che l'amore per la patria e la famiglia siano le migliori armi di difesa con cui farsi strada, che la patria e la famiglia mai lo tradiranno, condurlo fino all'apice del successo e poi sottrargli ogni cosa, partendo proprio da quelle certezze che aveva considerato come premesse incrollabili nel suo percorso di crescita?
Il protagonista, che assiste alla scalata verso il successo del giovane ebreo soprannominato lo Svedese, è uno scrittore solitario e taciturno, che è cresciuto adorando e imitando quello che per lui era un idolo incontrastato, un uomo che pareva destinato a essere solo felice, a ottenere ogni cosa perché meritevole di averla. Quando le rispettive esistenze li separano e li portano per puro caso a incontrarsi sulla soglia della mezza età, lo Svedese sembra lo stesso meraviglioso ragazzo americano dei tempi del liceo, con tre splendidi figli, una moglie amorevole, un'attività di famiglia da portare avanti e niente altro da chiedere se non un piccolo favore a colui che ha fatto strada nel mondo della scrittura: aiutarlo a scrivere qualche pagina in ricordo di suo padre, recentemente deceduto.
Il protagonista accetta di collaborare e lo ascolta descrivere nel dettaglio una vita di successo, che sembra senza ombra e senza tracce di infelicità. Ma quando qualche anno dopo viene a conoscenza della morte dello Svedese e di quanto la sua vita sia invece stata duramente segnata da dolori inconsolabili, che l'uomo non aveva avuto la forza di confessargli, inizia un percorso di conoscenza che parte da quel ragazzo tanto adorato per arrivare a se stesso e all'intera umanità.
Decide quindi di scrivere la storia dello Svedese, così come la immagina sulla base dei pochi dettagli appresi da fonti esterne (un divorzio, una figlia con problemi di balbuzie, morta dopo aver fatto attivismo contro la guerra in Vietnam, una moglie che lo aveva tradito e pugnalato alle spalle, una patria che si è rivelata portatrice di valori bugiardi) e di far luce su quelle ombre che il vecchio amico, abituato a dare di se stesso un'immagine vincente, non aveva avuto la forza di tirare fuori.
L'apparenza, ci insegna Roth, è il muro più difficile da abbattere, soprattutto quando vi abbiamo costruito sopra un'intera esistenza, quando tutto ciò che la gente sa di noi e che noi sappiamo di lei, vi ha messo sopra solide basi che possiamo far crollare solo se siamo disposti a gettare la nostra maschera, strapparla via a chi ci sta davanti, saper guardare in faccia valori ipocriti rendendoci conto che sono solo comode menzogne, che puoi far di tutto per salvare te stesso e le persone che ami, ma che non ti sarà sufficiente aggrapparti a tradizione e un buon nome per riuscirci.
Concludo con uno dei passaggi più belli del libro, che si chiude con un punto interrogativo sia per quanto riguarda la storia che la morale. Roth ci dice che ogni cosa è sempre in sospeso, che da ogni evento possiamo trarre un insegnamento ma non sarà mai per tutti lo stesso e che il finale, spesso frutto del caso, fornirà sempre un'immagine distorta della realtà, condizionata da cosa ha avuto in sorte per noi il destino.
«Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza…; offri il tuo volto più bonario camminando in punta di piedi e l’affronti con larghezza di vedute da pari a pari e tuttavia non manchi mai di capirla male. La capisci male prima d’incontrarla, la capisci male mentre sei con lei; poi vai a casa, parli con qualcuno dell’incontro e scopri ancora una volta di avere travisato. Poiché la stessa cosa capita in genere anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è veramente una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Come dobbiamo regolarci con questa storia che assume ogni volta un significato grottesco? Devono tutti chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari che creano i loro personaggi e poi li fanno passare per persone vere? Capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati»
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Andrea
4,0 su 5 stelle Bellissimo ma ...
Recensito in Italia 🇮🇹 il 23 gennaio 2023
Acquisto verificato
Romanzo splendido e avvolgente.
Una storia che non cesserà di tormentarvi e di ingannarvi proprio come accade ai personaggi di questo libro.
Talvolta però, Roth diventa autoindulgente lasciando che una prosa noiosissima interferisca con il filo narrativo senza arricchirlo.
Resta comunque un'opera consigliata.
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Gianfranco
4,0 su 5 stelle Pastorale americana
Recensito in Italia 🇮🇹 il 16 dicembre 2022
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Su suggerimento di amici ho acquistato questo libro, (non ho mai letto niente di P. Roth) ,
ho iniziato da poco a leggerlo, sembra interessante,
piu avanti potro fare una recensione.
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MadLuke
4,0 su 5 stelle Un po' romanzo e un po' saggio
Recensito in Italia 🇮🇹 il 17 aprile 2019
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Personalmente trovo che definirlo romanzo non sia completamente corretto. Certo lo è, ma amplissimi sono anche i tratti del saggio di sociologia. In numerose pagine le vicende dei personaggi non sono altro che un pretesto per l'autore per sconfinare nella descrizione del mondo del lavoro, dei costumi e consuetudini sociali della borghesia americana negli anni che vanno dalla fine anni '40 ai primi anni '70. La "pastorale americana" appunto.
Rispetto al suo illustre e più prossimo predecessore Steinbeck, lo fa con una prosa sicuramente più lenta, priva d'ironia, che però concede maggiore spazio all'approfondimento della psicologia di ognuno dei personaggi. A dispetto di quel collasso della classe borghese, tronfia, materialista e profondamente conformista, di cui l'autore va vaticinando, io ci ho ritrovato invece i tratti che ancora oggi caratterizzano almeno in buona parte le persone della società italiana attuale: la diffusa religiosità priva di solida fede, la preoccupazione per quelli che sono considerati i capisaldi dell'esistenza come la casa e la salute, il timore del futuro e il bisogno di rassicurazione sulla propria integrità etica. In questo senso c'è da far tremare i polsi, almeno a me, perché l'autore abilmente mette in luce le incoerenze, ipocrisie e fragilità di ognuno dei personaggi. Più di tutto rivela come la presunta sicurezza relativamente a quanto si possiede, la superba convinzione che quanto si possiede lo si sia meritato e sia intoccabile, sia invece estremamente illusoria, e che basti la più lieve fluttuazione delle circostanze e del caso, per sovvertire quello che, forse per personale e disperato bisogno, si ritiene essere l'ordine stabilito.
D'altro canto però mi ha anche rafforzato nella convinzione che se possibile l'unica zattera in grado di condurre l'uomo nel tempestoso mare, almeno a tratti, sempre quando non ce lo si aspetta o quando lo si ritiene meno opportuno, dell'incertezza esistenziale, sia il fondarsi e affidarsi sulla contemplazione del mistero e del timoroso rispetto timore di esso.
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Tridello Cris
3,0 su 5 stelle Sicuramente un capolavoro della narrativa moderna, ma ho fatto molta fatica a finirlo.
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 luglio 2017
Acquisto verificato
Il libro parte con Nathan Zuckerman (alter ego di Roth e personaggio ricorrente della sua bibliografia) che partecipa al 45° ritrovo degli allievi di una scuola superiore: questa cornice viene usata per presentare il personaggio dello Svedese, l’idolo della scuola di quando Zukerman era allievo, prima attraverso chi lo Svedese l’aveva solo conosciuto poi passando ai familiari. Già dalla seconda parte, però, tale cornice viene abbandonata e Roth si tuffa nell’argomento principale: la vita e la rovina di Seymour Levov (questo il nome dello Svedese) da giovane promettente a ricco americano di successo che, nonostante una vita e una famiglia irreprensibile e che dovrebbe fungere da modello, non riesce a prevedere la rovina in cui la figlia farà precipitare tutta la famiglia.
Il racconto della vita di Seymour Levov e del caos inaspettato in cui questa precipita è un chiaro specchio della società americana e del cambiamento (in peggio) in cui è precipitata dopo e durante la guerra in Vietnam: una deriva che apparentemente non era annunciata e che, quindi, è risultata e risulta inspiegabile.
Questo è il primo libro di Roth che leggo e, sinceramente, pur riconoscendone l’indubbia qualità e importanza a livello letterario e storico, ho fatto un enorme fatica a finirlo soprattutto per la pesantezza (nel senso sia di importanza che di difficoltà di lettura) dell’argomento trattato e per la fluidità del racconto.
Non seguendo una trama vera e propria, Roth riempie le pagine con lunghi flussi di pensieri non solo del protagonista ma, man mano che le pagine scorrono, anche dei familiari più stretti. Tutti tranne la figlia Merry che rimarrà una figura misteriosa il cui operato non troverà mai una (chiara) spiegazione.
Quello che segue è una piccola anticipazione ho trovato molto interessante, pur nella sua pesantezza spiegata più su, il tema del terrorismo e dell’impatto sui familiari di chi l’attentato lo compie. La famiglia Levov (e, quindi, la società americana) esce distrutta dal gesto compiuto dalla figlia dello Svedese: un gesto che non sanno spiegarsi e che condannerà le loro vite per tutti gli anni a venire.

Indubbiamente un libro sull'amore e sull'odio per il modo di vivere Americano e sul “sogno” che questo comport(av)a e sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno (giusto per rubare le parole della quarta di copertina).
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Matteo
4,0 su 5 stelle PASTORALE AMERICANA
Recensito in Italia 🇮🇹 il 16 novembre 2020
Acquisto verificato
Ho acquistato questo libro di Roth davvero carico di aspettative e rispetto nei confronti di uno dei principali scrittori di letteratura americana contemporanea. La storia è piuttosto semplice, utile soprattutto all'analisi socio politica americana dal secondo dopoguerra, sino ai primi anni 70. Struttura narrativa a volte confusa, con digressioni spesso stucchevoli che non aiutano a mantenere i filo del racconto. Piuttosto interessante invece l'analisi della storia americana e dei moti della società a partire dal secondo dopoguerra, passando per la rivolta studentesca e la contestazione della guerra del Vietnam vista dalla prospettiva di 3 differenti generazioni, con le proprie contraddizioni tipiche di una società complessa e variegata, fatta di immigrazione, realizzazione del sogno Americano e prese di posizione nette e violente.
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Cliente Amazon
5,0 su 5 stelle Capolavoro
Recensito in Italia 🇮🇹 il 8 novembre 2022
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Un classico della letteratura americana. Una lettura che scava nel profondo raccontando le vicende di una famiglia del New Jersey che aveva tutto per essere felice e finisce per esplodere dall'interno.
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Franco Luigi Rossetti
4,0 su 5 stelle Malinconia
Recensito in Italia 🇮🇹 il 1 aprile 2014
Acquisto verificato
A convincermi alla lettura di Pastorale americana è stato, oltre la lettura di recensioni e commenti, il sapere che con questo libro Philip Roth nel vinse il premio Pulitzer nel 1998. Nel commento di un lettore ho scoperto che “Time” lo ha inserito tra i 100 romanzi più importanti del Novecento. Che volete, a volte mi piace andare sul sicuro. La sensazione che ho adesso che ho appena letto la parola fine , ma anche durante la lettura, è stata quella di una profonda malinconia nel considerare che quel che Roth racconta è un mondo che non esiste più. Beninteso, credo proprio che fosse questo lo scopo che l’autore si era prefisso. Raccontare la fine del sogno americano tra gli anni cinquanta e gli anni settanta, descrivere questa famiglia della “middle class” agiata e senza problemi, lui proprietario di una fabbrica di guanti che sposa lei vincitrice di un concorso di bellezza, descrivere come la loro tranquilla vita nella città di Newark che viene duramente segnata dalla vicenda della figlia terrorista e assassina…..tutto questo permette a Roth di esprimere la sua superba capacità di scrittura. Magari un filo prolisso nel racconto, a volte lascia cadere la tensione del racconto per perdersi in inutili dettagli.
Dicevo malinconia……. perché l’impressione che ho avuto io è dal 1998 ad oggi sono cambiate molte cose, perché anche noi , come Levov lo Svedese ( il protagonista ) siamo testimoni di cambiamenti epocali in questa civiltà occidentale.
Una domanda: secondo voi in questo 2014 questo libro potrebbe vincere un Pulitzer?
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Gianluca&Olga
4,0 su 5 stelle De gustibus non disputandum est ma su certe cose bisogna essere oggettivi
Recensito in Italia 🇮🇹 il 31 gennaio 2017
Acquisto verificato
Era la prima volta che mi cimentavo in una lettura di Roth e confesso la mia ignoranza, non avevo mai sentito parlare di lui, men che meno che avesse vinto il premio Pulitzer. Devo altresì confessare di non essere molto esperta di letteratura americana, avendo solitamente tutt'altri gusti. Ho acquistato questo libro dopo averlo visto per caso tra i best seller (a cui solitamente non bado) e dopo aver letto le recensioni degli utenti. Posso affermare che secondo me chi ha giudicato questo libro noioso oppure pesante non possiede la giusta sensibilità per comprendere sino in fondo le intenzioni dell'autore. All'inizio forse tra me e me l'ho giudicato troppo prematuramente perchè mi pareva trattare le tematiche in maniera superficiale, ma andando avanti mi sono resa conto che luiRoth poi le ri-analizza da una prospettiva più profonda e dettagliata. Le vicende storico-politiche americane del periodo trattato fanno da sfondo (uno sfondo che comunque ha un certo peso) alla vicenda privata di una famiglia che vive un malessere profondo. L'animo umano è stato magnificamente scandagliato, si percepisce un inevitabile flusso di coscienza che conferisce all'opera un quid nostalgico e malinconico. Io alla fine della lettura mi sono sentita arricchita (cosa che mi accade quasi sempre coi bei libri).
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