La recensione più critica
2,0 su 5 stelleGalleggiare
Recensito in Italia 🇮🇹 il 4 agosto 2016
Pietro Paladini è un uomo benestante. Ha un buon lavoro, con ottime prospettive di carriera. Una bella moglie, una figlia di 10 anni. Insomma, una famiglia borghese, che vive in un bell'appartamento a Milano con tanto di donna di servizio fissa, che cucina e si occupa della casa.
Poi, improvvisamente, rimane vedovo. La moglie muore per un aneurisma cerebrale, mentre sono in vacanza.
Pietro, incapace di provare sentimenti totalizzanti , quale il dolore per la perdita , o anche solo un forte senso di tristezza o di rabbia, o semplicemente uno shock avvilente, si accorge di fluttuare in un ”caos calmo”.
Decide, quindi, di mollare tutto. Di stare con la figlia, di accompagnarla a scuola, parcheggiare la macchina lì vicino, e stare seduto su una panchina nel parco di fronte alla scuola, dalle 8 del mattino, fino alle 16.30.
Questa dislocazione fisica al giardinetto (lontano dai luoghi abitualmente frequentati, con il lavoro, con gli amici, ecc.) è lo spunto per una dislocazione, oltre che materiale, anche psicologica di Pietro.
E poi succede il paradosso. Dovrebbe essere lui, il consolato, giusto? Il giovane vedovo, con figlioletta a carico. Il manager che mette in stand by il lavoro per parcheggiarsi davanti ad una scuola, bloccato. Invece succede il contrario: la cognata, i colleghi, il fratello, lo raggiungono, nell’auto o sulla panchina, e gli riversano tutti i malesseri, le angosce e i problemi che affliggono le loro vite.
“Caos calmo” è un romanzo statico.
Io, sinceramente, mi aspettavo di più. Dopo la metà del libro, questa storia inizia veramente ad essere stagnante. Nessuna empatia con i personaggi, che appaiono tutti disperati e/o in balia degli eventi.
Nessuna empatia per Pietro, l’immobilista che alla lunga stanca. Tremendamente ignavo. Tremendamente apatico, anaffettivo. Anche il rapporto con la figlia, che dovrebbe essere la sua ancora, è veramente superficiale, appena accennato. E persino questa bambina, così calma, così ieratica,…e alla fine…così saggia…Bah. Poco credibile (e sinceramente anche un po’ deprimente).
Insomma, cosa mi è rimasto di questo romanzo? Credo poco. Forse buono l’inizio, noioso e ripetitivo per gran parte, e la fine abbastanza buttata lì…L’ho finito ieri…e sinceramente il finale già sfuma nei ricordi…Credo che se dovessi etichettarlo, la sua etichetta sarebbe “abbastanza inutile”.
Quello che mi lascia perplessa è che questo romanzo ha vinto il Premio Strega nel 2006. Chissà gli altri romanzi in gara…
“Ormai è il mondo, stellina, a non essere normale. Polimeri, ormoni, telefonini, benzodiazepine, debiti, carrelli del supermercato, ordinazioni al ristorante, negozi di occhiali, A è innamorato di B ma B non è innamorato di A, i soldi finiscono sempre rubati, ogni morte ha un colpevole. Ecco cos'è il mondo. Non è più normale.”