Recensione cliente

Recensito in Italia 🇮🇹 il 7 dicembre 2019
Buoni o cattivi? No, nessuna citazione musicale, anche se il seguito è abbastanza calzante: prima c’è il giusto o sbagliato da sopportare. È proprio questo il tema affrontato ne “Il tribunale delle anime” di Donato Carrisi, edito da Longanesi: il bene e il male e come questi definiscono l’individuo.
A contrario di ciò che può sembrare all’inizio, ovvero, la cronaca di un’indagine riguardante la sparizione di una giovane donna, il romanzo rivela ben presto una struttura assai più complessa. Parliamo di un testo in cui il narratore segue i protagonisti nelle medesime situazioni e che quindi si piazza alle spalle dell’uno o dell’altro per fornire al lettore un quadro completo sulla vicenda. Questa scelta risulta caotica nel momento in cui vengono introdotti dei personaggi dal passato collegati al presente, ma si rivela azzeccata quando la caratterizzazione dei due protagonisti principali giunge al termine e permette all’autore di affidare la verità ai suoi due figli prediletti.
Mentre la trama portante si trasforma in una macabra partita a Twister, le storie parallele e le sotto trame si intrecciano tra loro e alla primaria, fanno volume e finiscono per intrattenere il lettore che ormai ha capito di trovarsi di fronte a una storia matrioska: ogni bambola ne contiene dentro un’altra e via discorrendo, avanti così. Il punto è che non si tratta di semplici espedienti utili ad allungare il brodo, ma di racconti nel racconto assolutamente funzionali e soprattutto indispensabili alla risoluzione del caso.

Oltre la struttura articolata, che può rappresentare un punto di forza o di debolezza dello scritto (a seconda dei gusti), ciò che più colpisce de “Il tribunale delle anime” è il fortissimo richiamo alla storia, sia artistica che religiosa. Infatti, l’indagine che viene mostrata non è quella seguita dal commissario tormentato o dall’agente con più fiuto dei colleghi: ad occuparsi della sparizione della giovane Lara abbiamo Marcus, o meglio, padre Marcus. Si tratta di un prete fuori dal comune, dotato di un sesto senso che non ha nulla a che vedere con la magia, ma che c’entra molto con la capacità di immedesimarsi negli altri e di notare ciò che a loro resta oscuro. Nel momento in cui l’autore si affida a Marcus, personaggio spogliato della memoria ma dotato di un’intelligenza sopraffina, scatta il richiamo automatico alla Penitenzieria Apostolica, ovvero, il primo tribunale della Curia Romana e dicastero votato all’analisi dei peccati gravi e alla concessione delle indulgenze. Marcus non è un normale penitenziere che raccoglie e archivia le confessioni dei crimini più spaventosi della storia, perché lui è capace di vedere oltre e quindi, può essere d’aiuto nell’indagine sulla sparizione di Lara. Ovviamente, il tema è assai affascinante e questo dona al personaggio di Marcus (e ai capitoli che lo vedono protagonista) una sorta di appeal maximo, il quale aiuta l’interesse del lettore a sopravvivere tra l’avvento di nuove sotto trame e continui flashback.
L’altro protagonista principale è l’agente Sandra Vega, tecnico specializzato in foto rilevazioni della polizia scientifica, che ha da poco perso il marito e che è a Roma per indagare sulla sua morte. Al di là dello svolgimento della trama, il suo personaggio ha il compito di concedere respiro al lettore, che si ritrova spesso a vagare nei pensieri (e nei sentimenti) di una vedova ventinovenne ferita dalla vita, anestetizzata per il dolore e allo stesso tempo così emotivamente matura da guarire da sola dalla perdita più grave. Infatti, attraverso dei flashback, l’autore mostra una coppia sana, affiatata e anche diversa dalle classiche coppie che coronano l’amore con il grande matrimonio e qualche figlio sparso per casa: Sandra e David sono due esseri umani adulti e maturi che si sono scelti e che, seppur indispensabili l’uno all’altra, non oltrepassano il confine tra Noi ed Io. Sandra inizia a credere che il marito sia stato ucciso durante le ricerche per il suo ultimo reportage e frugando tra oggetti riconsegnati alla vedova, trova delle foto con cui David sembra guidarla nell’indagine sulla Penitenzieria Apostolica.
È qui che Marcus e Sandra entrano in contatto e avviano una collaborazione sgangherata, un po’ telepatica e un po’ frutto del caso, che andrà oltre “Il tribunale delle anime” e si estenderà per due sequel: “Il cacciatore del buio” e “Il maestro delle ombre”.
Lo scritto può risultare intricato in alcuni punti, soprattutto nei momenti in cui subentrano le sotto trame che ruotano intorno a Marcus e alla Penitenzieria, ma tutto ciò concede una profondità che distingue “Il tribunale delle anime” da altri thriller in cui si va da A a B nel giro di qualche capitolo.
Uno dei contro è lo scarto di pagine tra il finale principale e quello effettivo: circa ottanta, forse un po’ troppe, ma che scorrono comunque verso una verità secondaria che nel mondo degli esordienti sarebbe stata tagliata di netto e infilata a caso da qualche parte (sbagliando).
In conclusione, “Il tribunale delle anime” è un buon libro, a tratti troppo arrovellato, ma di sicuro ben strutturato e piacevole.

Sara C. per artcafedisarac.wordpress.com
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